"Lacrimae nasce da alcune improvvisazioni con dei campioni di voci e cori, elaborati e manipolati in maniera estrema.

L'immagine su cui ruota il concept è quella del primo brano: lacrime “fossilizzate”, come dolore antico pietrificato nel tempo, sangue coagulato sulle tue guance .

Afrodisia continua questo concetto di rovina antica, con un testo abbastanza ermetico che evoca l'immagine di qualcosa persa nel tempo, pietrificata, il cui vero significato è perduto nelle traduzioni. Allo stesso tempo il titolo richiama la dacrifilia, una parafilia che consiste nel provare piacere sessuale nel vedere un soggetto piangere.
Il brano si apre con questi campioni corali stretchati che vanno a formare questo cluster di voci, su cui entrano varie sequenze sintetiche di percussioni elettroniche e arpeggi modulari, con delle texture molto aperte nella stereofonia. Su questo entra l unica vera lead vocale del disco, un canto molto disteso e dilatato. Nella seconda parte del brano il ritmo si intensifica, con una batteria quasi più clubbing, la voce si spezza e il pitch viene modulato nelle sequenze. Il tutto poi si immerge di nuovo in un finale disteso, con vari campioni di coro rallentati e riverberati all'estremo."